Preparazione Atletica

Mattia_Cambi_move-your-body

Windtextour Preparazione Atletica

12 aprile 2017 Comments (0) Blog, Windtex Tour 2017

WindtexTour Inferno del Nord: quarta Tappa Sua Maestà “la Liegi”

Hinault_Liegi_1980

La Doyenne (la Decana)

ovvero la più antica delle classiche monumento con la prima edizione datata 1892.

 

Detiene anche un altro primato certamente incontrastato: i suoi oltre 5000 metri di dislivello distribuiti su una lunga sequela di salite mai lunghissime, ma spesso ripide e senza alcun spazio per recuperare veramente ne fanno in assoluto la corsa più dura del panorama ciclistico internazionale.

Se le salite da programma ufficiale, a seconda delle edizioni, sono 9, 10, o addirittura 11, la realtà parla di un profilo altimetrico che davvero non prevede tratti in pianura, nemmeno nella parte iniziale considerata più tranquilla verso Bastogne. Una regione di colline raramente più alte di 500m -che in realtà sono montagne antichissime- con valli profonde scavate dai suoi numerosi corsi d’acqua e ricoperte di fitte foreste: queste sono le Ardenne.

La geografia e la posizione di questa regione ne hanno fatta teatro nei secoli di sanguinose battaglie, ma anche di uno straordinario sviluppo industriale alimentato dall’abbondanza di legname e di carbone, nelle cui miniere hanno lavorato nel secondo dopoguerra centinaia di migliaia di italiani che in questa terra hanno trovato casa. Non è a caso infatti che la Liegi sia soprannominata anche “La corsa degli italiani”, non già per la qualificatissima presenza nel palmares (Argentin negli anni ’80 con 4 vittorie e Bartoli con Bettini successivamente con un bis a testa), ma soprattutto per la grandissima comunità di espatriati italiani che hanno seguito e seguono con affetto i loro connazionali sui tremendi saliscendi delle colline a Sud di Liegi.

Basta disegnare un percorso con un susseguirsi infinito di salite e discese per farne la regina delle classiche? In parte, certamente, è così. Non esiste corsa al mondo più esigente dal punto di vista fisico. Anche una tappa alpina del Tour o del Giro può arrivare a prevedere dislivelli così importanti, ma l’assoluta assenza di terreno su cui recuperare, come si diceva in precedenza, fanno di questa corsa una prova davvero estrema, adatta infatti spesso a corridori che normalmente si mettono in luce nelle gare a tappe perché dotati di capacità di recupero fuori dalla norma, ed allo stesso tempo con un fisico leggero abbastanza da non essere trascinati a terra dalla gravità.
Ma non è solo questo, come sempre. Le storie della Liegi sono quelle del ciclismo, fatte di fughe solitarie, di impari battaglie contro gli elementi, di epiche vittorie agguantate per un soffio o con margini inauditi, estenuanti tatticismi fino all’ultimo metro o fughe insane verso velleitari e impensabili trionfi. Però su queste strade sembra che ci sia tutto questo e ancora di più nella sua ormai ultracentenaria storia. Vale la pena ricordare la cavalcata solitaria sotto la neve di Hinault nel 1980, primo a Liegi con quasi 10 minuti sul secondo, Hennie Kuiper. Di quella giornata Hinault non ricorda molto. Ad un certo punto, nel mezzo di una vera e propria bufera, decise semplicemente di pedalare più forte per scaldarsi meglio. Gli altri 20 che terminarono la corsa dei 174 partenti lo rividero qualche ora più tardi. Su youtube potete trovare il filmato del momento in cui uno stralunato e sofferente Hinault taglia il traguardo di quella edizione. Nessuna gioia, nessun accenno di trionfo. Semplicemente supera la linea d’arrivo e rimane così com’è tenuto in piedi da chi lo aspettava.
A Merckx nel ’71 rischiò di andare peggio in uno dei rari episodi che tradirono la sua appartenenza al genere umano: anche lui sotto la neve decise di pigliare e andarsene dalla compagnia, ma, stremato dal freddo e dalla fatica, si fece raggiungere dal connazionale Georges Pintens. Finì che poi vinse lo stesso (ci mancherebbe), però quella volta se la dovette sudare.

La Liegi nella forma che conosciamo oggi con l’arrivo ad Ans presenta un finale praticamente immutato da 25 anni con, negli ultimi 35 km la cote de la Redoute (2 km 8,9%), la cote de La Roche aux Faucons (1,3km 11%) e la cote de Saint Nicolas (1,2 km 8.6%). In realtà gli appassionati sanno che l’ultima salita non è il Saint Nicolas bensì la rampa che porta all’ultima curva a 250m dal traguardo (curva che Daniel Martin si ricorda bene) in perfetto stile belga su un vialone in mezzo al nulla. Un drittone di 1,3 km al 5% non sembra molto ma spesso nel bene o nel male risulta decisivo e talvolta ha reso la corsa tatticamente più incline all’attendismo, e i corridori mi scuseranno se al 5millesimo metro di dislivello mi sono permesso di usare questo termine.

Noi che dei corridori abbiamo solo bicicletta e passione cercheremo la nostra gloria il sabato prima della corsa nella Liege-Bastogne-Liege Challenge, una randonneè con partenza e arrivo a Liegi e che ripercorre le strade dei pro (per chi vuole davvero strafare c’è anche l’opzione “full optional” con 250 km, >5k dislivello, 9 salite e barella se arrivate vivi). Noi che vogliamo arrivare a fare la doccia in piedi invece ci limiteremo ad una versione più sobria di 153 km, 7 salite e 2700m di dislivello con tutto il finale di corsa intatto nella sua monumentale e straordinaria atmosfera. Forse in nessun altro posto al mondo si può respirare l’essenza stessa di questo sport, fra storia, sudore e trionfo (o sconfitta?).

Liegi, stiamo arrivando!

 

Approfondimenti:

• Link al percorso 153Km: http://www.sport.be/lblcyclo/2017/en/parcours/map/#2

• Hai già letto la prima sfida del WindtexTour? (Amstel Gold Race)

• Qui trovi anche la seconda sfida del WindtexTour (Giro delle Fiandre)

• Leggi la terza sfida del WindtexTour (tra le Ardenne e Liegi)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *